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Settimanale Vero, le nostre ricette

Lasciatevi prendere per la gola dalle specialità emiliane

Con grande piacere il settimanale VERO ci ha dedicato un editoriale nel numero 13 in edicola dal 6 aprile 2016. Si tratta di una presentazione del nostro ristorante ed una versione speciale di alcune nostre ricette.  Potete scaricare le pagine 72 e 73 dove parlano di noi , premendo qui.

Corriere della Sera: Gnocco fritto e atmosfera amichevole

recensione Corriere della Sera

Con grande piacere siamo stati recensiti dal Corriera della Sera (Milano). Nella rubrica “La città da vivere./ A tavola” nell’edizione del 14/03/2013  a cura di Valerio M. Visintin, è stata pubblicata una bella recensione sul nostro ristorante.

Ecco come ci descrive il giornalista:

Gnocco fritto e atmosfera amichevole
Così vicino e così lontano. A un tiro di schippo dalla città ha luogo un frammento di cultura rurale e gastronomica piacentina, raccolto nel corpaccione di quella che fu una locanda. Al timone c’è tutta la famiglia Platé che si divide tra le sale e la cucina. Nel menu brillano piatti schiettamente tradizionali come: gnocco fritto e tigelle (altrimenti note come crescentine) da accompagnare ai formaggi e ai salumi (culatello, coppa, pancetta…), pisarei e fasò, tortelli di erbette, arrosto di coppa o brasato d’asina. E il conto è un comiato amichevole e popolare, quanto l’atmosfera che aleggia tra i tavoli: sui 30 euro, bere a parte. Per trovare posto nel fine settimana, prenotare per tempo. (Valerio M. Visintin)”

DOVE Viaggi: Premiate Trattorie Emiliane

recensione rivista Dove Viaggi

Con grande piacere siamo stati recensiti nell’edizione di Febbraio 2013 di DOVE Viaggi, il mensile leader nel settore del tempo libero in Italia edito dal Gruppo RCS Mediagroup (www.DoveViaggi.it).

Un lungo articolo dedicato alle Premiate Trattorie Emiliane dal titolo: “Tavole povere, gusto ricco. Che Gnocco!” che illustra il “cibo migliore del mondo” in un percorso lunga la via Emilia attraversando le province di Bologna, Parma, Reggio Emilia con destinazione finale Milano.

In questo lungo itinerario gastronomico veniamo indicati come uno dei due ristoranti in cui “mangiare al meglio” il gnocco fritto.

Ecco come ci descrive la rivista:

Il gnocco fritto di Modena trova il suo giusto habitat all’Hosteria il Castelletto di Peschiera Borromeo, pochi chilometri a est di Milano.
La famiglia Platè gestisce questo indirizzo da 18 anni, ma i locali hanno origini ottocentesche: locanda prima, osteria e trattoria poi. L’arte di Piero e Franca, piacentino lui, modenese lei, affiancati dai figli Federica e Daniele, è abbinare allo gnocco coppa, salami, culatello, mandolino (culatello con la cotenna) e fettine di Parmigiano 24 mesi ben cosparse di vero balsamico tradizionale.
Imperdibile la giardiniera di verdure.
Le crescentine, originarie del Frignano (Modena), al Castelletto accompagnano i formaggi: Squacquerone, caciotte morbide, Straleggio e, passando dal salato al dolce, le confetture artigianali dell’Appennino, di nocciole o mirtillo nero.
La pasta fresca è fatta in casa da una sfoglina. Ecco quindi i buoni pisarei e fasò piacentini e i tortelli verdi di magro fatti a forma di caramella. Ancora: tortelloni della nonna ripieni di ricotta e spinaci , ravioli di brasato o di gallina, i singolari fiori di Squacquerone e aghi di pino: gnocchi piacentini di di ricotta, pane e spinaci.
Fra i dolci, la vecchia, cara zuppa inglese con l’Alchermes, poco britannica, ma tipicamente emiliana fin dal Rinascimento.
E Verdi? E Parma? Sono nel bicchiere: con la Fortana, il Lambrusco Maestri di Zibello e le birre artigianali di Roncole Verdi: Via Emilia, Winterlude e Krampus.

Il Corriere della Polpetta

“Il richiamo dello gnocco fritto è più irresistibile del canto delle sirene. E, a differenza di Ulisse, cedo con l’aggravante di un contorno di salumi. Non pago, mi butto anche sulle tigelle con formaggi, nutella e marmellata, come nelle pantagrueliche merende da bambino. Mangio come non ci fosse un domani.”

Osterie D’Italia 1995, Ed. Slow Food:

“Il cambio di gestione, avvenuto nel 1995, ha fatto decisamente bene a questa vecchia osteria, che ha ripensato la sua linea gastronomica, sempre improntata alla tradizione, con schiette influenze piacentine.

La trovate sulla Vecchia Paullese, la strada che porta appunto al paese di Paullo, e vi piacerà con il suo arredamento semplice, in legno, senza fronzoli.

La nuova formula prevede servizio trattoria per il mezzogiorno, con tre primi e tre secondi, mentre la sera il menù è fisso e propone una serie di specialità tipiche piacentine quali il gnocco fritto con salumi scelti (pancetta, coppa, lardo, fiocco di crudo e salame) e tre assaggi di primi (pisarei e fasò, tortelli di magro,…). Per secondo in genere vengono serviti dei formaggi assortiti con tigelle calde e lardo aromatizzato macinato, ma su prenotazione è possibile avere anche dei piatti carne: punta al forno, brasato, stinco di maiale, e stufato d’asina.

I dolci meritano una segnalazione particolare per l’originalità e la tipicità: assaggiate la torta di tagliatelle con mandorle ed amaretti, quella di spinaci con ricotta e mandorle, o ancora la torta di mele o di nocciole o agli amaretti. Buono il sorbetto fatto con spumante, vodka e limone.

Insomma, un locale piacevole, dove vi sentirete a vostro agio e potrete assaggiare piatti semplici e ben cucinati: ma fate un salto anche all’ora dell’aperitivo, non ve ne pentirete. Quanto ai vini, si resta nell’ambito piacentino, con qualche etichetta di gutturnio.”

Corriere della Sera, ViviMilano 2008

Cucina Emiliana (piacentina e modenese): gnocco fritto e tigelle con formaggi e salumi, pisarei e fasò. tortellini e tortelloni, brasato d’asina, stinco, bolliti misti. Voto: 7.

Ambiente: antica locanda trasformata in trattoria dalla famiglia Plate’, che gestisce cucina e sala. Il clima è conviviale. Seggiolini per bambini e area con fasciatoio. Voto: 7.

Il bello: menù degustazione a soli 21 euro.

Il brutto: pienone nel fine settimana.